Libri, Recensione

“Un grammo di rabbia” di Angeline Boulley edito da Rizzoli

Buongiorno!

Oggi parliamo di cui vi ho già parlato su Instagram a settembre, ma è doveroso parlarvene anche qui.

Titolo: “Un grammo di rabbia”

Autore: Angeline Boulley

Genere: Thriller per ragazzi

La trama:

Daunis Fontaine, diciotto anni, non si è mai sentita davvero a suo agio nella cittadina del Michigan al confine con il Canada dove da sempre vive, e neppure nella vicina riserva indiana Ojibwe, dove affondano metà delle sue radici. In partenza per l’università, spera in un nuovo inizio, ma dopo la morte improvvisa dello zio e l’ictus che ha colpito la nonna, sceglie di restare vicino alla madre rinunciando per il momento a spiccare il volo. Un raggio di sole in quella situazione di stallo sembra essere Jamie, nuovo arrivo in città e nella squadra di hockey locale capitanata dal suo fratellastro Levi. Ben presto Daunis comincia a sospettare che l’affascinante Jamie nasconda qualcosa dietro l’inquietante cicatrice che segna il suo volto altrimenti perfetto, ma tutto precipita quando assiste a un omicidio che la mette faccia a faccia con un’indagine dell’FBI su una nuova droga letale che si sta diffondendo tra i giovani. Suo malgrado, Daunis accetta di collaborare sotto copertura, ma la ricerca della verità è più complicata di quanto avesse mai immaginato e la costringe a fronteggiare devastanti segreti e vecchi dolori. A mano a mano si ritrova sempre più coinvolta in un’indagine il cui obiettivo non sembra essere quello di proteggere le vittime ma esclusivamente di punire i criminali. Sotterfugi e morti sembrano susseguirsi inarrestabili e Daunis per restare salda dovrà comprendere che cosa significa essere una donna Ojibwe e quanto è disposta a sacrificare per la propria comunità, anche a costo di mandare in frantumi il mondo che conosce e che ama.

Voto 4/5

Ringrazio Rizzoli per la copia cartacea in cambio di una mia onesta opinione.

Daunis si trova ad indagare sotto copertura per l’FBI, dopo che una droga ha iniziato a dilagare tra i ragazzi della sua età e dopo diverse morti di ragazzi della sua età. Mano a mano che procede nelle sue indagini, Daunis scopre verità sulla sua comunità che tutti celano. Alla fine, Daunis rimarrà di stucco a scoprire cosa e chi si cela realmente dietro a tutto.

Un libro che ha provocato in me un pensiero contrastante. 

Per due terzi del libro, mi sono ritrovata a domandarmi dove fosse quell’indagine che avevo idealizzato leggendo la trama. Vengono narrate molte curiosità sui nativi americani, sulle loro tradizioni e sulla loro comunità. Questa parte l’ho apprezzata molto poichè l’autrice ci dà elementi in più per conoscere una realtà che non approcciamo tutti i giorni. Oltre a questo, la narrazione l’ho trovata lenta e poco accattivante, anche se ogni tanto lo sprint c’era ma spariva poco dopo.

La parte finale ho poco di cui lamentarmi. Ho trovato azione, suspense, intrigo. Insomma, ho trovato tutto quello che cercavo e in poco avevo un po’ capito chi poteva esserci dietro al giro della droga (in realtà una persona non mi convinceva sin dalle prime pagine, ma qua è la troppa lettura di libri gialli). Se avesse sviluppato il libro come la parte finale, sarebbe stato un libro che avrei adorato alla follia.

Altra cosa che un po’ non ho apprezzato è il fatto che Daunis indaga da sola ed è come se l’FBI l’avesse mollata, mentre in realtà loro sono lì e aspettano solo di avere le notizie, a volte taciute. Questo non è un elemento che mi ha fatto impazzire. Pretenderò molto perchè adoro i gialli e i thriller, però è un elemento che ho trovato poco compatibile con il genere a cui fa riferimento. 

Ho adorato alla follia gli anziani. Loro potevano avere un libro comico tutto per loro. Mi è piaciuta anche molto la zia di Daunis perchè rappresentava le tradizioni, ma anche l’accettazione per il mondo attuale.

Nel complesso è un buon libro a cui avrei aggiunto un piccolo capitolo dove venivano spiegati i significati delle parole della tribù così da poterlo consultare sempre. Avrei tagliato anche alcune descrizioni o scene e avrei dato spazio ad altri avvenimenti che ritengo siano stati più significativi.

Non si parla solo di traffico di droga, ma anche degli effetti della droga sulle persone che ne abusano e sui loro cari. Si parla di tradizioni, discriminazione e violenza, fisica e psicologica. Un libro completo e con tante potenzialità alla base.

Non è un libro perfetto, secondo me, ma che ho ritenuto un’avventura. Ho imparato qualcosa di più sui nativi americani e sulle loro tradizioni, ma mi è mancato quel pizzico di genere giallo in più che avrebbe reso la prima parte del libro più accattivante. 

Per chi è amante dei gialli e dei thriller, non mi sento di consigliarlo o proprio se siete affascinati molto dai nativi americani. Lo consiglio ai ragazzi e a chi è meno appassionato di giallo perchè ritengo possa piacergli molto.

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